Lo sposo percorre la navata della Certosa di Garegnano accompagnato dalle allegre note del Canone di Pachelbel, che si prolunga durante l’attesa per l’ingresso della sposa.
L’emozione dei parenti e degli amici è palpabile, e le note provenienti dalle corde delle arpe non la coprono, come avverrebbe con la solennità di un organo, bensì la accompagnano e vi scivolano attorno, come gocce di musica provenienti dall’abside.
Gli invitati hanno il tempo di ammirare gli affreschi che ricoprono completamente pareti e volte, perdendosi tra i vibranti colori che illustrano passi dei Vangeli o delle vite dei santi. Per chi è entrato per la prima volta in Certosa (e, anche tra i milanesi, non sono pochi), anche questa è una sorpresa: l’arte avvolge completamente i presenti, e tutti – complice anche l’occasione che ha portato a vestirsi con i migliori abiti – si diventa parte della rappresentazione.
La cerimonia procede e la musica continua a punteggiare e sottolineare delicatamente i momenti più importanti, alimentando l’atmosfera di gioia e partecipazione. Si alternano canti sacri a melodie antiche e moderne, e alla fine, durante l’attesa di sposi e testimoni occupati nelle firme in sacrestia, scatta anche un lungo applauso per le Fate.
Qualcuno tra i banchi si chiede se si poteva applaudire in chiesa, ma indubbiamente è stato un gesto tanto spontaneo da non sembrare inappropriato.
Così, dopo gli atti formali, sciolta la tensione e la commozione, inizia la festa per celebrare degnamente questo giorno tanto atteso: e certamente nel ricordo, per questi sposi e i loro parenti e amici, rimarrà anche la musica che li ha accompagnati in un’occasione così speciale!
Marco Biazzi
Rispondi